Sunday, 3 October 1999

Riciclaggio per decine di miliardi attraverso il traffico dei falsi Prada

FIRENZE. C'è una vicendadi riciclaggio per decine di miliardidi lire, e 83 implicati, neltraffico di prodotti in pelle clonatialla casa di mode Prada ecommercializzati in Giapponee Usa. Il riciclaggio è, infatti, l'ipotesidi reato con cui il pm fiorentinoPaolo Canessa, che hacoordinato le indagini dellaGuardia di Finanza, ha iscrittonel registro degli indagati l'avvocatocivilista F.T., di 48 anni,con uno studio legale nell'empolese,e il commercialistaavellinese, M.T., di 33 anni. Illoro ruolo era quello di contribuirealla gestione del patrimoniodell'organizzazione con investimentiimmobiliari e operazioniinternazionali. M.T. ècugino di quello che gli investigatoriritengono la mente dell'organizzazione,Luca Melandri,32 anni, originario di Solofra(Avellino), finito in carcerecon la madre, Maria Pia DeMaio, lo zio Flavio De Maio ealtre 8 persone. Ad AnnalisaMelandri, sorella di Luca, e adaltre cinque persone, sono staticoncessi gli arresti domiciliari.Altre tre sono latitanti. I capidi accusa vanno dall'associazioneper delinquere alla contraffazionedi prodotti industriali,frode fiscale e frode control'industria nazionale. Secondo quanto emerso dalleindagini di quella che è statachiamata «Operazione Sol Levante»,(che ha preso le mosseda alcuni atti inviati agli investigatoridalla casa di modaChanel nel 1997), sarebbero staticommessi reati come la falsificazionedei bilanci, fallimentid'azienda pilotati, frodi fiscalidi elevata entità attuate con falsificazionidocumentali di ognigenere, e l'impiego sistematicodi prestanomi nullatenenti.La duplicazione e l'esportazioneverso Giappone e Usafruttava a Melandri fino ad unmiliardo e mezzo di lire al mese.L'attività sarebbe iniziatanel 1995, col commercio di falsiChanel, Gucci e Fendi. I pacchi clonati dai laboratoriartigianali toscani arrivavanoin Svizzera con una serie difatture di aziende di comodo sostituitead ogni passaggio dimano fino all'ultimo spedizioniereche dichiarava di spedirela merce per conto di ditte consede nei paradisi fiscali facendocosì perdere tutte le tracce.La ditta triangolante, in realtàdomiciliata presso una fiduciariasvizzera, attivava gli effettiviflussi finanziari che venivanopoi frazionati nella repubblicaelvetica tramite i gestori dialtre ditte off-shore che riconsegnavanoin Italia i contantirichiesti per rivitalizzare il cicloproduttivo, e trasferire i restanticapitali in altri siti finanziaricome il Principato di Monacoe le Bahamas.

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